L’insulina è un ormone di natura proteica prodotto dalle cellule Beta delle isole di Langherans nel pacreras. L’equilibrio e il metabolismo glucidico sono regolati da questo ormone grazie alla sua spiccata capacità ipoglicemizzante la cui azione si esplica favorendo la permeabilità al glucosio nelle cellule dei tessuti periferici. L’insulina regola inoltre il metabolismo lipidico e proteico quando è necessario trasformare questi nutrienti in glucosio (in carenza di carboidrati) o viceversa stimola la trasformazione di glucosio in grasso corporeo quando lo zucchero circolante è in eccesso.
Nelle persone obese o troppo sedentarie può accadere che i recettori dell’insulina diventino progressivamente insensibili al messaggio ormonale mediato dall’insulina stessa. Si sviluppa cioè un’“insulino-resistenza”, una sorta di incapacità del corpo a riconoscere la molecola ormonale e ad adeguare di conseguenza la risposta fisiologica.
L’organismo ne risulta spiazzato e si comporta come se fosse in carenza di insulina. Si verifica quindi una sovrapproduzione pancreatica di molecola insulinica che si traduce in pericolosi squilibri fisiologici direttamente collegabili alla quantità di ormone circolante.
Questo meccanismo, drammaticamente in crescita nel nostro Paese, viene chiamato Sindrome metabolica.
La sindrome metabolica conduce in modo automatico al diabete e all’incremento, fino ad una ipotetica “zona rossa”, dei livelli ematici dei trigliceridi, del colesterolo LDL e della pressione arteriosa ovvero della totalità delle condizioni che favoriscono il repentino aumento dei fattori implicati nell’arterioscelosi e nell’insorgenza del rischio cardiovascolare.
E’ importante riconoscerne la sintomatologia prima che l’intervento terapeutico (soprattutto dietoterapico) sia tardivo ai fini della reversibilità.
E’ sufficiente fare dei semplici rilievi ematochimici e alcune misurazioni corporee. Siamo in presenza di sindrome metabolica quando almeno tre dei parametri che seguono sono alterati:
glicemia (quantità di glucosio nel sangue) a digiuno superiore a 110 mg/100 ml;
colesterolo HDL (quello frequentemente definito buono) inferiore a 50 mg/100 ml per le femmine ed inferiore a 40 per i maschi;
trigliceridi superiori a 150 mg/100 ml;
pressione arteriosa maggiore di 130 – 85 mm/Hg;
circonferenza addominale superiore a 88 cm per le donne e 102 per gli uomini.
Quando siamo in presenza di valori alterati, prima ancora che con i farmaci, è necessario intervenire immediatamente con una appropriata dietoterapia e con la modifica dello stile di vita per contrastare l’insulino resistenza e l’iperinsulinemia conseguente.
Se ci troviamo di fronte ad una situazione così compromessa pensiamoci bene. Quanto potremmo stare meglio, ancor prima di vivere più a lungo, semplicemente mangiando in maniera più semplice e meno abbondante e dedicando una sola ora delle nostre giornate a camminare?