Nel mondo si produce cibo a sufficienza per tutta l’umanità, ma ancora oggi, ogni giorno, 854 milioni di persone vanno a dormire a stomaco vuoto e per molti Paesi il diritto all’ alimentazione resta una vera e propria sfida anche se questo diritto è stato formalmente riconosciuto nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata dalle Nazioni Unite nel 1948.
La fame nel mondo è una sciagura dovuta ai cambiamenti climatici che incidono sui raccolti, alla crescente produzione di biocarburanti, all’aumentata domanda proveniente da nuovi mercati emergenti e al tipo di alimentazione dei paesi più industrializzati per 2 motivi:
- le modalità con le quali si produce, distribuisce e si consuma il cibo;
- il consumo eccessivo di carne e di altri alimenti di origine animale.
Nel mondo ci sono quasi sei miliardi di persone e ben oltre un miliardo di bovini. Una mucca ogni sei persone. Eppure una grossa fetta degli abitanti del pianeta muore di fame. La terra è popolata da una mandria di bovini che pascola su quasi il 25 per cento della terra emersa consumando l’equivalente in cereali che sarebbe sufficiente a sconfiggere la fame nel mondo.
Il 70 per cento dei cereali prodotti nel continente americano serve ad alimentare il bestiame. Questo significa che 157 milioni di tonnellate di cereali sono il prezzo da pagare per la produzione di solo 28 milioni di tonnellate di carne. Infatti, la conversione energetica derivante dall’allevamento dei bovini è drammatica. Per ottenere un chilo di carne di manzo sono necessari otto chili di foraggio. La produzione di 15 chili di proteine vegetali è appena sufficiente per produrre un solo chilo di proteine animali. Si capisce come la creazione di questa catena alimentare artificiale sia responsabile della morte per fame e di malattie correlate di 20 milioni di persone ogni anno.
Nel mondo 850 miliardi di persone sono denutrite e altri 800 milioni mangiano come se avessero a disposizione 5 pianeti!
La società moderna dei paesi ricchi è strutturata sul consumo di proteine di animali alimentati a foraggio. Così le popolazioni europee, americane e giapponesi, che sono al vertice di una assurda catena alimentare, distruggono il fabbisogno nutritivo dell’intera umanità. E’ stato calcolato che la terra potrebbe nutrire 10 miliardi di persone se queste si alimentassero come gli indiani; 5 miliardi se si alimentassero come gli italiani e solo 2,5 miliardi se si alimentassero come gli americani. Un americano mangia 122 Kg di carne all’anno; 87 un italiano; 50 un cinese e soltanto 4 un indiano!
Negli ultimi 50 anni il consumo di carne nel mondo è quasi quintuplicato (da 60 milioni di tonnellate nel 1960 a 285 nel 2007) parallelamente all’aumento del numero di persone denutrite. Circa l’80% dei bambini che muoiono di fame vive in paesi che producono mangime per l’alimentazione del bestiame che sarà poi consumato nei paesi ricchi: attualmente il 36% della produzione mondiale di grano viene sfruttato per l’ingrasso di animali destinati alla macellazione.
Il meccanismo della produzione della carne è così perverso che se continua al ritmo attuale, con un terzo della produttività agricola utilizzata per l’allevamento, e se la popolazione nel mondo continua a crescere del 20% ogni dieci anni, ci dobbiamo aspettare una crisi alimentare di dimensioni catastrofiche.
Ma non solo. Lo sfruttamento intensivo dei terreni e la distruzione delle foreste pluviali utilizzati per la produzione di vegetali da destinare all’alimentazione bovina costituisce una minaccia ambientale di proporzioni planetarie che mina il precario equilibrio dell’ecosistema terrestre: desertificazione dei suoli e conseguente estinzione di un numero sempre crescente di specie animali e vegetali; diffusione nell’ambiente di pesticidi che contribuisce in maniera rilevante all’esaurimento della disponibilità di acqua potabile e al processo di surriscaldamento del pianeta (deforestazione, coltivazione, digestione interna che produce metano, fertilizzazione, trasformazione della carne, refrigerazione, macellazione, trasporti, smaltimento dei rifiuti).
Un Kg di carne è responsabile, in termini di CO2 dell’emissione di una vettura media europea che ha percorso 250 Kg, consuma energia come una lampadina da 100 W tenuta costantemente accesa per 20 gg (Ist. Naz, dell’allevamento in Giappone – 2007) e utilizza 2500 l di acqua.
L’agricoltura industriale e chimica è la causa di 1/3 di tutte le emissioni di gas serra che stanno uccidendo il pianeta (FAO 2007). L’eccessivo consumo di carne è la principale causa di una smisurata produzione agricola. Sono stati trasformati in terreni agricoli ¼ di tutte le terre emerse; negli ultimi 20 anni sono triplicati i consumi di fertilizzanti chimici e pesticidi e sono state perse il 35% di tutte le foreste di mangrovia (FAO 2007).
Il pianeta ne esce indebolito al punto da compromettere la propria stabilità e la sostenibilità delle popolazioni umane.
Nel 2005 è stato pubblicato uno studio dell’ONU (Millenium Ecosystem assestment), un’indagine per determinare lo stato di salute e di sfruttamento delle risorse naturali del pianeta; è durato 4 anni e vi hanno partecipato 2000 scienziati di tutto il mondo. Questo documento ci dice che la causa dell’indebolimento del pianeta è legato a come produciamo, distribuiamo e consumiamo il cibo. Non è solo il consumo eccessivo di carne ma tutto il sistema di produzione e di consumo che sfugge ad ogni logica minima di tutela. Se la vita del pianeta dipende da come ci alimentiamo ognuno di noi ha delle responsabilità. Possiamo continuare a far finta di niente oppure cercare di cambiare abitudini.
Nei supermercati c’è una sola stagione che dura tutto l’anno. In pieno inverno troviamo gli asparagi peruviani, le fragole e i fagiolini marocchine, le ciliegie argentine, i kiwi neozelandesi. Alimenti che prima di arrivare sulle nostre tavole fanno giri assurdi e consumano quantità assurde di energia.
Per non parlare degli imballaggi che spesso sono il vero prodotto che ci viene venduto. L’alimento di fatto è un pretesto per vendere il barattolo o la confezione di plastica che la contiene. Imballaggi che pesano come macigni in termini di impatto ambientale: per produre 1 Kg di plastica da imballaggio per alimenti sono necessari 17,5 l di acqua, 2,5 Kg di CO2 più petroli, zolfo e CO. Poi diventa un rifiuto che ha ulteriori costi ambientali.
Un Kg di ciliege che in termini energetici produce 360 Kcal ne assorbe di fatto 15.000 per quanto riguarda i combustibili fossili. Ci vogliono infatti 2 l di kerosene per fare arrivare 1 Kg di ciliege fino a noi dall’Argentina.
Milioni di persone dei paesi ricchi si ammalano per un eccesso di alimentazione (malattie cardiovascolari, diverse forme tumorali, diabete ecc.) mentre i più poveri del mondo deperiscono perché viene loro impedito di mangiare. Ogni anno 300.000 americani muoiono per problemi legati al soprappeso. In Italia la situazione è analoga: La crescita delle patologie legate all’alimentazione in Italia è pari al 25% ogni 5 anni.
Negli ultimi anni nel mondo, per la prima volta nella storia dell’uomo, il numero di persone obese o soprappeso ha superato il numero di persone malnutrite (1 miliardo e 100 milioni contro 850 milioni). Si è rotto un equilibrio!
Oltre 20 milioni di italiani hanno problemi di peso eccessivo; tra questi il 27% soffre di malattie correlate come diabete, cardiopatie e ipertensione; il 20% sono veri e propri obesi.
Il 36% dei bambini italiani compresi tra i 5 e i 9 anni è soprappeso. Potrebbe non stupire il fatto che stiamo ingrassando a vista d’occhio. Stupisce e preoccupa di più il fatto di essere al vertice della graduatoria dei più grassi d’Europa. Un primato che costa alle casse dello stato ben 23 miliardi di euro per la cura di patologie correlate alla cattiva alimentazione.
L’OMS denuncia che alla base di questo fenomeno ci sono gli stili di vita dei paesi ricchi caratterizzati da una eccessiva quanto squilibrata alimentazione associata al consumo di alcol e sigarette e dominata dalla sedentarietà.