E’ banale dire che la crescita, lo sviluppo e la salute del bambino che deve nascere sono fortemente influenzati dallo stato di salute della madre e dal tipo di alimentazione seguita durante la gestazione. E’ anche vero che la gravidanza richiede un apporto energetico maggiore rispetto alle condizioni fisiologiche normali. Tuttavia, una alimentazione equilibrata ricca e varia, orientata alle proprie istintive necessità dovrebbe essere sufficiente per garantire una serena gestazione.
Purtroppo non sempre è così. Le future mamme tendono a consumare cibo in eccesso e a lasciarsi guidare da un detto tanto comune quanto falso e dannoso: in gravidanza bisogna mangiare per due. Sarebbe invece corretto mangiare soltanto due volte meglio di come la nostra vita frenetica ci ha abituato a fare. E la gravidanza dovrebbe essere il momento per cambiare stile di vita e rieducare le proprie abitudini alimentari. Se non vogliamo farlo per noi facciamolo almeno per i nostri figli.
Ricordiamoci ad esempio che il fumo va bandito, la caffeina va ridotta e l’alcol deve essere fortemente limitato per non incorrere in una sindrome feto-alcolica che può produrre malformazioni congenite, arresto dello sviluppo e danni al sistema nervoso centrale del feto.
Non dimentichiamo neppure che l’obesità, ma anche il sovrappeso grave in gravidanza accresce il rischio di diabete gestazionale, ipertensione, mortalità perinatale, riduzione della portata lattea e predispone la gestante all’ipertensione e alla obesità post-partum.
L’alimentazione della donna che aspetta un bambino diventa di primaria importanza nel periodo fetale, ovvero quello che va dalla 9a settimana fino alla nascita, quando la differenziazione degli organi e l’accrescimento del feto diventano molto rapidi. A partire dalla 9a settimana è necessario stare attenti agli aspetti qualitativi e quantitativi del cibo.
Durante la gravidanza è necessario che la gestante incrementi il proprio peso per compensare il dispendio dovuto allo sviluppo del feto (che al termine della gravidanza peserà circa 3,5/4 Kg), della placenta e dei tessuti materni (prevalentemente riserve adipose per l’allattamento). Una parte del fabbisogno energetico viene perso per il metabolismo basale della madre che in gravidanza aumenta del 20% circa. In generale sarebbe necessario fornire alla donna normopeso, a partire dalla 9 a/10a settimana, un supplemento di 300 Kcal eventualmente ridotte a 150 nel caso in cui il livello di attività fisica sia molto limitato.
In ogni caso il parametro più valido per la valutazione delle necessità energetiche è fornito dal controllo dell’incremento ponderale che per le donne che iniziano la gravidanza in sottopeso dovrebbe essere al termine di 12-18 Kg; per le donne in normopeso di 11-16; per le donne in soprappeso di 7-12.
La gestante che inizia la gravidanza in condizioni di sottopeso o che aumenta soltanto di 2-3 Kg durante il 2° e 3° mese rischia di partorire un bambino prematuro o sottopeso; la gestante che inizia la gravidanza in soprappeso non deve assolutamente pensare di ridurre il proprio peso che porterebbe ad un aumento dei processi catabolici tessutali necessari per compensare i fabbisogni legati alla gestazione.
E’ importante che in gravidanza sia fornita una quota supplementare, recuperata se possibile dagli alimenti in natura, senza utilizzare specifici integratori, di minerali e vitamine.
Minerali
Calcio. E’ importante incrementare l’apporto di calcio per lo sviluppo scheletrico del nascituro che inizia dal 3° trimestre di gravidanza. Un neonato sano nato a termine contiene circa 30 g di calcio. Il calcio può essere introdotto con il latte e con suoi derivati. Sembra che i crampi alle gambe, frequenti in gravidanza, siano dovuti alla riduzione del calcio e all’aumento del fosforo nel siero di sangue.
Ferro. Nonostante l’interruzione delle perdite mestruali e le capacità dell’organismo in gestazione di assorbire ferro con particolare efficienza, la richiesta di ferro è così elevata da richiedere un apporto aggiuntivo con la dieta. Il fabbisogno di ferro aumenta in gravidanza soprattutto perché aumenta il volume di sangue circolante e per le esigenze della placenta e del feto che deve munirsi di riserve capaci di far fronte alle necessità dei primi 3-6 mesi dopo la nascita.
Iodio. La richiesta di iodio aumenta per l’incremento del metabolismo basale controllato dalla tiroide e per lo sviluppo fetale.
Vitamine
Acido folico. La deplezione di acido folico, necessario per la sintesi di DNA, è una delle carenze vitaminiche più comuni in gravidanza anche se la comparsa di un quadro di anemia perniciosa (deformazione dei globuli rossi che produce vertigini, difficoltà di concentrazione, perdita della memoria, stanchezza) sia piuttosto rara. L’acido folico non viene immagazzinato per cui deve essere fornito costantemente con la dieta (frutta fresca e ortaggi a foglie).
Vitamine del complesso B. Soprattutto B6 (lievito di birra, germe di grano, carni, fegato, legumi) e B12 (prodotti di origine animale), importanti per il metabolismo proteico.
Vitamina A. Essenziale per lo sviluppo cellulare e tessutale del feto (alimenti vegetali).
Vitamina E. Necessaria per lo sviluppo dei tessuti e per l’integrità della parete cellulare (ortaggi a foglie, cereali, carni, uova, latte).
Vitamina C. Vitale per la formazione e l’integrità dei tessuti (succhi di agrumi, pomodori, ortaggi a foglie verdi)
Vitamina D. Aumenta il fabbisogno per l’utilizzo di calcio e fosfato nel processo di mineralizzazione dello scheletro del feto e poi del neonato (esposizione al sole).